venerdì 27 novembre 2009

Esperanto di Otto Gabos

Esperanto è la lingua artificiale ideata nell’Ottocento da un oftalmologo polacco di origine ebraica, Ludwik Lejzer Zamenhof, come linguaggio ausiliario che tra le altre cose avrebbe dovuto facilitare il dialogo tra i popoli – superando le barriere linguistiche e le reciproche incomprensioni. Otto Gabos è partito da quella utopia ottocentesca un po’ dimenticata come spunto iniziale per imbastire il suo nuovo romanzo grafico, intitolato proprio Esperanto e uscito in queste settimane per la casa editrice Black Velvet (144 pagine, 18 euro). Lo sfondo che avvolge le vicende della storia è una città di nome Esperantia dove si parla quell’idioma come lingua madre. Un universo parallelo in cui l’umanità, giunta sull’orlo di una guerra civile devastante, ha deciso di sublimare la propria aggressività nel gioco, bandendo ogni forma di conflitto armato dalla propria società. Si tratta di una incursione del disegnatore e scrittore cagliaritano nel linguaggio narrativo della fantascienza e della letteratura distopica, con un affresco molto ambizioso che si svolge su più livelli: rapporti personali e progetti politico-sociali che si intrecciano in una storia dal ritmo incalzante, dominata dalle tonalità un po’ cupe e dalle architetture - sontuosamente tratteggiate - della città e dei suoi sotterranei. Il libro verrà presentato oggi a Cagliari, al Caffè Savoia alle 19, dal giornalista Andrea Plazzi insieme all’autore nell’ambito della seconda giornata del Nues, festival di fumetti e cartoni nel Mediterraneo in programma in questi giorni al quartiere della Marina. “Una graphic novel retrofuturista ambientata in un universo parallelo”, spiega Gabos, “in quelli che potrebbero corrispondere ai nostri anni quaranta, ma senza Seconda Guerra Mondiale”. Un insegnante ebreo chiamato Isidore Bemporad arriva ad Esperantia e propone un nuovo gioco alla più importante casa produttrice di giochi di società. Si chiama “Seconda guerra mondiale” e il successo sarà tale che schiere di ragazzi praticheranno quel gioco in campionati professionisti. Bemporad viene dal “nostro” universo, di preciso da un campo di concentramento. Riuscirà a compiere il “passaggio” grazie ai suoi studi esoterici, istigato dal gerarca nazista Muntzen. Ritroveremo il tedesco a capo del sistema di sicurezza di una industria manifatturiera della città, intento a perseguire un suo tentativo di golpe. Le loro vite si intrecceranno di nuovo, insieme a quelle di Xabu, giovane giocatore di Esperantia, e altri personaggi che si troveranno coinvolti in una lotta cruciale per la salvezza del paese.
La presentazione del libro sarà anche uno spunto per riflettere sul tema delle graphic novel, linguaggio che in qualche modo ha consentito lo “sdoganamento” attuale delle nuvole parlanti. “Il fumetto d’autore esiste da sempre”, precisa Gabos. “Prima però prima il fumetto veniva percepito come ultrapopolare. Lo stesso termine "fumetto" non è molto felice. Grazie ad autori come Will Eisner però nel fumetto entrano tematiche diverse, rispetto a prima quando il linguaggio era incentrato soprattutto sul personaggio e sulla serie. E nel romanzo grafico emerge la figura dell’autore, che inizia a parlare anche di sè: non come forma di narcisismo, ma come momento di scavo interiore. Prima nel fumetto non c’era, mentre in letteratura e nel cinema è una cosa normale.” Il successo delle graphic novel è stato accolto anche da editori “major”. Non a caso l’anno prossimo per Rizzoli uscirà una nuova opera di Gabos, “un noir ambientato in una città del nord” scritto insieme a Pino Cacucci. (Andrea Tramonte, Unione Sarda 27/11/09)

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